“Uffizi diffusi a Pescia” – RAFFAELLO – LA MADONNA DEL BALDACCHINO – 22 giugno 2023
Giovedì 22 giugno 2023, abbiamo trascorso una splendida serata culturale, all’insegna della fraterna condivisione, magistralmente curata dal Prof. Paolo Vitali, all’interno degli “Uffizi diffusi a Pescia”, durante un’apertura straordinaria riservata agli ordini cavallereschi: l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Sovrano Militare Ordine di Malta e il Sovrano Militare Ordine Costantiniano.
S.E.R. Mons. Roberto Filippini ha accolto con grande piacere gli Ordini Cavallereschi nella Cattedrale, alla presenza di S.E.R. Gr.Uff. Mons. Fausto Tardelli – Gran Priore di Luogotenenza, di S.E. il Luogotenente – Gr.Uff. Giuseppe Michele Marrani, del Cancelliere – Gr.Uff. Marco Meucci, del Delegato di Lucca – Gr.Uff. David Tabarracci e del Delegato di Pistoia – Comm. Luca Parenti.
Presente il Responsabile della Sezione di Pistoia e Pescia del Sovrano Militare Ordine di Malta – Cav. Pierpaolo Guidi ed il Delegato per la Toscana del Sovrano Militare Ordine Costantiniano – Cav.Gr.Cr. Carlo Testi.
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Dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, dove è abitualmente esposta, la pala viene trasferita nella cattedrale della cittadina in provincia di Pistoia e messa a confronto con la copia commissionata alla fine del XVII secolo al pittore Pier Dandini per sostituirla con l’originale, che nel 1697 venne portata a Firenze. La Madonna del Baldacchino è una pala di grandi dimensioni, l’unica di Raffaello a oggi nota, realizzata tra il 1506 e il 1508 su commissione della famiglia Dei e destinata alla basilica di Santo Spirito a Firenze. Ma qui non arrivò mai perché l’artista fu costretto a interrompere la realizzazione della pala perché papa Giulio II gli aveva affidato la decorazione dei suoi appartamenti in Vaticano, le famose ‘Stanze di Raffaello’. Il dipinto, mai realmente terminato come testimonia il Vasari, venne acquisito dopo la morte dell’artista dall’amico ed esecutore testamentario Baldassarre Turini, presule della Santa Sede ed esponente di spicco della comunità di Pescia.
L’opera rimase dunque nel Duomo di Pescia fino al 1697, precisamente sull’altare della cappella-mausoleo dei Turini che lo stesso Baldassarre aveva fatto erigere per accogliere degnamente la pala dell’Urbinate. In quella data il granduca Ferdinando de’ Medici la volle nella sua reggia di palazzo Pitti, ma la vendita del dipinto scatenò violente reazioni da parte dei pesciatini, profondamente legati al culto della Vergine e al quadro di Raffaello, tanto che fu necessario spostarlo di notte per poterlo trasportare a Firenze. Giunta a Palazzo Pitti, la pala
fu appesa nell’appartamento di Ferdinando, nell’ala meridionale del primo piano. Per adattarla al contesto della collezione principesca e alla cornice lignea intagliata e dorata che ancora possiede, la pittura fu ampliata nella parte superiore dal pittore di corte Niccolò Cassana; si spiegano così il coronamento del baldacchino a forma di cono e la calotta a lacunari che ricalca quella del Pantheon a Roma.